“Riabitare i paesi non è questione di soldi. I soldi servono a farli più brutti, a disanimarli. Per riabitare i paesi servono piccoli miracoli, miracoli talmente piccoli che li possono fare uomini qualunque, quelli che vediamo in piazza, quelli a cui non chiediamo niente, quelli che ci sembrano perduti. Per riabitare i paesi bisogna credere ai ragazzi che sono rimasti e a quelli che potrebbero tornare: abbiamo mai chiesto a qualcuno veramente se vuole tornare? Per riabitare i paesi ci vuole una nuova religione, la religione dei luoghi. Ecco il punto, la questione non è economica, ma teologica.
Una porta chiusa dice di un fallimento, ma una porta chiusa ha sempre una fessura, abitare la desolazione è possibile se si trova in essa un senso di provvisoria beatitudine. Bisogna spiegare a chi è rimasto e a chi è andato via che in un paese c’è una sacralità disoccupata, la stessa che c’è dentro di noi. Bisogna prendere la via dei paesi perché un posto quanto più è piccolo più è grande e quanto più è ai margini tanto è più centrale.”

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