Sostila: antico borgo medioevale

Aggrappato sul versante sinistro idrografico della Val Fabiolo, microcosmo del comune di Forcola in Valtellina a 821 mt s.l.m., circondato da ripidi prati e boschi, principalmente di castagno, l’antico borgo di Sostila ha conservato nel tempo il suo impianto urbanistico grazie al fatto che, ancor oggi, è raggiungibile solo a piedi. Il paese è costituito da due nuclei contigui: in quello principale si trova la piccola chiesa, mentre il piccolo e caratteristico cimitero è situato sul sentiero che collega gli abitati.
Parrocchia fino alla fine dell’ ‘800, il paese è stato abitato in permanenza fino agli anni ’30 quando contava ancora un centinaio di abitanti. All’inizio degli anni ’60 lo spopolamento delle vallate valtellinesi coinvolse anche Sostila, che vide chiudere la sua scuola elementare e poi scomparire i ritmi della vita quotidiana. La parabola di decadenza vissuta da Sostìla è possibile delinearla seguendo proprio il numero della popolazione residente, così come i periodici censimenti statali hanno rilevato: nel 1936 a Sostila risiedevano 16 famiglie, che contavano 96 persone; nel 1951 le famiglie si riducono a 9, per un totale di 57 persone; nel 1961 si arriva ad un totale di 14 persone, per poi scendere sempre più: 9 nel 1971, 7 nel 1981, due sole nel 1991 e nessuno nel 2001.

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Inverno 1962: Giuseppe Comperti nella cucina di casa

L’incredibile stato di conservazione del paese ha mantenuto l’impianto urbanistico medioevale con le stradine acciottolate, le case addossate le une alle altre, quasi strette a difendersi dai pericoli della montagna.

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Veduta generale del villaggio di Sostila (foto D.Benetti)

Notevolmente interessante è l’architettura di alcune delle case più antiche, con le soglie dai portali trilitici spesso recanti sull’architrave l’incisione della data di ristrutturazione o altri fregi. Esse cominciano infatti a diffondersi a partire da sec.XV mentre le case sono di impianto alto medievale. Alcune dimore risalgono al XVI secolo, ma probabilmente ve ne sono alcune erette nel secolo precedente. Un particolare curioso è costituito dai ballatoi o loggiati, che presentano un parapetto completamente chiuso da assicelle di legno secondo la tecnica detta a “cassetta”, piuttosto rara sulle montagne valtellinesi retiche ma abbastanza tipica sul versante orobico. Fra le credenze nate quassù c’è quella di un parroco che, pare, avesse contratto la “fisica”, una sorta di licantropia ma felina. In altre parole: pare che in certe nottate assumesse le pose e le abitudini di un gatto.

Il nome del paese, Sostila, richiama l’idea di punto di sosta, di luogo di transito oppure, come suggerisce Dario Benetti, deriva da “Substilla” e fa riferimento alla cronica carenza d’acqua.

Il “Paese delle streghe”

Anche sul villaggio di Sostìla c‟è l‟esistenza di alcune leggende inquietanti: si narra della “stria de l’Era”, o meglio di tre sorelle che vivevano, appartate e discrete, in una casa solitaria ed erano frequentate da un giovanotto che aveva la seria intenzione di fidanzarsi con una di loro, ma al giovedì non le trovava mai. Si appostò dunque, proprio di giovedì, davanti alla loro casa, per scoprire il motivo della singolare assenza, sbirciò e le vide, sul far della sera, staccarsi la testa dal busto, pettinarsi con cura i capelli, rimettersi la testa a posto e volar via passando per la cappa del camino: erano streghe, che si recavano al sabba”.
Tutti a Sostìla conoscevano il “boia alegru”, un piccolo diavolo che si divertiva a prendere in giro i montanari, procurando loro ogni sorta di dispetto. Se, per esempio, in stalla si trovavano delle mucche slegate oppure le loro code erano intrecciate, certamente era intervenuto il “boia alegru” che poi se ne andava ridendo divertito. Se intravisto da lontano aveva un aspetto gigantesco, ma rimpiccioliva man mano che lo si avvicinava, fino a diventare piccolo come un folletto e quindi a scomparire.
La Val Fabiòlo o meglio, la Valle degli spiriti, è dunque legata a tutte queste misteriose leggende, nate, tuttavia, probabilmente a causa della fame e delle fatiche di un tempo, che soffrivano costantemente i montanari di queste valli e che facevano quindi vedere il male anche laddove non c‟era.

Il luogo della sosta

Sostìla (sustìla). Il luogo della sosta, secondo la probabile etimologia. Sosta degli uomini, sosta del tempo. È un po’ il cuore, un cuore antico, dell’intero microcosmo di Forcola. Una leggenda narra che il paesino venne fondato da alcuni soldati tedeschi in fuga. Il particolare clima di Sostila permetteva la coltivazione della frutta, in particolare delle pere. La vicinanza della Val Tartano, una valle storicamente popolosa, portò ad una specializzazione in questo settore. La Val Tartano priva di alberi da frutto, spinse gli abitanti di Sostilia a specializzarsi nella coltivazione del pero.

Le Pere di Sostila

In Valtellina la frutticoltura ha origini recenti e nasce, a partire dagli anni ’50 del Novecento, in sostituzione del vigneto di peggiore qualità, quello posto sui conoidi. Quella di Sostila un’esperienza virtuosa di frutticoltura identitaria di villaggio alpino. Sui pendii di Sostìla erano coltivate le pere che costituivano una risorsa unica, dal momento che in Val Tartano non giungevano a maturazione, perciò gli abitanti di Sostìla di domenica salivano a Tartano, aspettando la gente che usciva da messa e lì, col gerlo pieno di pere e la bilancia, vendevano i loro prodotti. Oggi le pere maturano ancora ma sono molto piccole perché gli alberi sono in stato di abbandono.

Il progetto di recupero del germoplasma della ‘pera di Sostila’ è stato curato della Fondazione Fojanini di Sondrio che utilizzando i secolari peri ha riprodotto nuove piante. Quella che documentiamo è la potatura delle Pere di Sostila realizzata nell’estate 2013 da Renzo Erini dell’azienda agricola Mielerini di Ponte in Valtellina (So)


 Potatura degli alberi di pere di Sostila a cura di Renzo Erini 

Riferimenti

benetti

Ecomuseo di Sostila
Indirizzo: Comune, Via Roma 29, 23010 Forcola (SO)
Telefono: 0342 668130
Fax: 0342 668130
Email: acforcola@provincia.so.it

Si ringrazia

 
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